Panificio Pasticceria F.lli Piccolo S.n.c. - Palse di Porcia

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Panificio Pasticceria F.lli Piccolo S.n.c.

Questo documento non è una biografia ma solamente un racconto parziale della ventura da imprenditori di Sergio (N.d.r.: Sergio abita da sempre a Porcia e ha molte radici a Palse) e Genio Piccolo (e ora anche la sorella Maria Pia), nel 40esimo anniversario dell’avvio della loro “Panetteria e Pasticceria Fratelli Piccolo” a Tamai di Brugnera.

Il forno di Tamai fu costruito da Rinaldo Tomi nel 1958, nel 1973 decise di lasciare l’attività e propose di rilevarla a Eugenio Piccolo, più conosciuto col nome di Genio, che lavorava in panetteria come garzone.
Genio
voleva intraprendere quella attività ma gli serviva un aiutante e allora convinse il fratello Sergio a dargli una mano, così alla fine, i due fratelli accettarono la proposta di Rinaldo.
Genio aveva 25 anni e l’esperienza di garzone di panetteria, Sergio ne aveva 20, appena diplomato e nessuna esperienza, con l’ardimento e spensieratezza che caratterizza i giovani, intrapresero questa ventura.
Partirono con l’ausilio della attrezzatura disponibile: il forno in pietra riscaldato a nafta, una vecchia impastatrice a forcella costruita ancora in ghisa, una formatrice per fare le pagnocche.
Tutto il resto della lavorazione era manuale; era manualità anche l’infornare utilizzando la stecca, sistema ormai dimenticato superato com’è dalle moderne tecnologie.

Genio e Sergio inizialmente producevano all’incirca un quintale e mezzo di pane in quei pochi formati allora più utilizzati, iniziavano il lavoro verso le 11 della sera e finivano nella mattinata successiva
, poi andavano a consegnare il pane a domicilio come era in uso a quel tempo.
Se poi il giorno era un sabato o la vigilia di una festività infrasettimanale, i due fratelli anticipavano l’inizio del lavoro alle 7 della sera per preparare una quantità doppia di pane (el pan dopio), in modo che anche loro potessero riposarsi in quel giorno di festa.

All’epoca era soprattutto in uso il sistema di vendere il pane a domicilio, portandolo con propri mezzi a casa del cliente, ovvero la famiglia.
Veniva consegnato il sacchetto del pane, l’ordine era quasi sempre lo stesso ma comunque si portavano un po’ di pane di scorta per soddisfare qualche esigenza supplementare.
Per portare il pane entro mezzogiorno, i fratelli Piccolo si mettevano a confezionare i sacchetti fin dalle prime infornate in modo da iniziare la distribuzione per le 7 o 7:30 al massimo.
Caricavano le ceste con i sacchetti di pane nel cassone della mitica 1100 famigliare bianca
e poi partivano a fare le consegne, correndo impavidi su strade sterrate con la pioggia e col fango, o con la polvere nel caldo estivo.
Così ogni giorno, eccetto i giorni di festa, comunque senza mai vere ferie o vacanze come siamo abituati oggi.

Le poche persone ad acquistare il pane direttamente al forno, erano quelle che abitavano vicino e anche le persone che consegnavano il latte nella confinante latteria, o qualche avventore mattiniero del bar di Ulisse, proprio di fronte alla panetteria, per bersi il decimino di grappa (el dezimin de sgnapa).

Era l’epoca in cui Don Giuseppe Pradella faceva suonare le campane in terza alle 4 precise del mattino, segnalando così a tutti che la notte era al termine ed era ora di riprendere le attività quotidiane
Per Sergio e Genio, consacrati a lavoro notturno di panettiere, reduci già da diverse ore di lavoro, stanchi e assonati, il suono delle campane li faceva sentire come se fossero i guardiani della notte deputati a dichiararne il termine.
Allora aprivano le finestre della panetteria per salutare i primi mattinieri, come il casaro che apriva la latteria, come i primi contadini che portavano il latte e poi passavano a prendere il pane e successivamente, gli operai e gli impiegati che andavano al lavoro.

Il mondo era più o meno questo quando Sergio e Genio iniziarono.
Fu però anche in quello stesso momento che cominciarono ad accelerare sempre più rapidamente quei cambiamenti epocali che soppiantarono quel mondo antico.
I segni dei cambiamenti si fecero sempre più rapidi e numerosi, loro, i fratelli Piccolo ne ricordano alcuni.
Don Pradella cambiò l’orario delle campane dalle 4 alle 5 del mattino.
La Latteria acquistò un camioncino per ritirare il latte a domicilio e i contadini non vennero più a prendere il pane.
Iniziarono ad ampliarsi i mobilifici e le industrie della meccanica, le persone assunsero i nuovi ruoli della trasformazione di quel mondo antico: i contadini diventarono metal-mezzadri o anche solo operai, impiegati, o nuovi imprenditori.
Il paese iniziò ad ingrandirsi con il nuovo benessere derivato dal successo dell’industria, anche i fratelli Piccolo ebbero successo con il loro pane e s’ingrandirono anche loro, con l’avvedutezza di fornire una qualità sempre soddisfacente e i clienti se ne accorsero  ricambiando accorrendo numerosi.
Arrivarono i primi dipendenti, Sergio e Genio acquistarono altre auto per recapitare il pane: le famose Bianchine, le fumose Peugeot.
Acquistarono nuovi impianti e macchinari, cominciarono a sfornare la pizza e poi avviarono la pasticceria.
Diversi e famosi sono i pasticceri che con loro hanno collaborato.
I fratelli Piccolo crearono anche un indotto, dalla loro scuola uscirono persone che aprirono attività di pasticceria e panetteria in altri paesi.
Poi l’impresa in Romania a produrre i prodotti di panetteria e pasticceria fatti a con la stessa qualità di quelli fatti a Tamai.

Ora a 40 anni dal’avvio della loro impresa, in forno è rimasto solo Sergio mentre Genio ha preferito ritirarsi.
Il sistema di consegnare il pane a domicilio è terminato ora tutti accorrono al forno, dove riscoprono quei profumi e sapori antichi che sembravano dimenticati.
La Panetteria e Pasticceria Fratelli Piccolo è sempre viva e attiva, fornendo una moltitudine di tipologie di prodotti, come pane, pasticceria, panettoni, uova pasquali e tanto altro, sempre con l’attenzione per la qualità del prodotto, seppur confrontandosi con prodotti industriali o altre realtà nuove sempre più concorrenziali.

Numerosi sono gli aneddoti evocati da Sergio, ne riportiamo solo un paio.

Nel giro di distribuire il pane, Sergio spesso incrociava in via Orsera il furgoncino di Don Pradella il quale non mollava un solo centimetro di strada per cui, alcune volte, Sergio finiva con l’auto a cavallo del cumulo di ghiaia lasciato dagli stradini sui bordi delle strade sterrate, da utilizzare per chiudere le buche.

A portare il pane per le case così per lungo tempo, si può entrare in confidenza con le persone, per cui alla fine si doveva sempre entrare a bere il bicchiere di vino, la sgnapeta, il caffè, a fare quattro chiacchiere, sempre con l’ansia di non farcela a finire il giro ma sempre con il desiderio di non deludere quella cortesia.


Per la festa organizzata domenica 2 giugno 2013, Sergio Piccolo e Maurizo Marcolin detto Maramu nonché noto poeta che scrive in vernacolo pordenonese, hanno compilato una poesia dal titolo eloquente “ Go ‘na storia da contar” che in 51 versi racconta la vicenda della Panetteria e Pasticceria Fratelli Piccolo.
leggi la poesia

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